Storie di case: Abitare l'Italia del boom

BRUNO BONOMO,

GAiA cARAMELLiNO, FiLiPPO DE PiERi,

FEDERicO ZANFi (eds.)

Roma: Donzelli, 2013, 524 págs., fotografie di Stefano Graziani. Idioma: italiano

orsina simona pierini

Politecnico di Milano



La città italiana cambia completamente il suo volto nel dopoguerra, con le grandi realizzazioni del boom economico. Contrariamente ad altre città europee, in cui la crescita avviene spesso per grandi ensembles, nel caso italiano si costruisce in larga misura per piccole lotizzazioni, in cui le tipologie sono principalmente la palazzina, la casa in linea e più raramente, l’edificio in altezza. Questi complessi residenziali collettivi, spesso anonimi, formano in realtà ancora oggi l’immagine delle più importanti città italiane.

Il libro Storie di Case, abitare l’Italia del boom, documenta la storia di 23 case, nelle tre maggiori città italiane, Milano, Roma e Torino, realizzate per accogliere gli importanti fenomeni di migrazione nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale.

Le case vengono descritte da diversi punti di vista, partendo dai meccanismi della loro progettazione e costruzione, attraversandone la durata e l’uso nella vita degli abitanti, fino alla loro tenuta nell’ormai diverso mondo contemporaneo. I testi sono redatti da una ventina di ricercatori di differente provenienza e seguono dunque diversi approcci, che spaziano dalle questioni più prettamente architettoniche e urbanistiche, fino a toccare aspetti sociologici ed economici e di cultura materiale. Alla parte scritta si affianca una ricca documentazione, in parte oggetto di ricerche d’archivio, ed in parte risultato di una bella campagna fotografica realizzata da Stefano Graziani, un bravo docente e fotografo d’architettura, che riesce a trovare momenti di poesia anche nelle più banali immagini dell’ordinario residenziale.

Le case descritte non sono certo gli esempi famosi dei grandi architetti, bensì sono state scelte proprio per il loro carattere esemplificativo di una realtà diffusa, non punte di eccellenza dunque, piuttosto un basso continuo urbano, e proprio questo approccio rende il libro utile alla concreta conoscenza delle forme dell’abitare, nelle sue diverse componenti e scale, in un confronto con la reale vita degli edifici nel tempo, che configura il paesaggio urbano ordinario delle nostre città.

All’interno di questa scelta primaria, si riconoscono alcuni esempi più noti, incasellando alcune sorprese in una descrizione di case collettive urbane volutamente “senza architetti”, introducendo cioè tra le tante anche qualche casa d’autore, come Gio Ponti e Caccia Dominioni, o complessi così centralmente ubicati da essere più noti per la città. Anche in questo caso l’approccio delle vicende progettuali e della vita lunga dell’edificio si rivela efficace soprattutto sull’evoluzione e sperimentazione tipologica, sul suo impatto nella vita degli abitanti.

Da tempo la storiografia dell’architettura utilizza il lavoro monografico su un’opera come occasione di approfondimento per sviluppare ed esporre questioni più generali; in questo caso, questa scelta metodologica, moltiplicata per un corpus numeroso di casi studio, amplifica i pregi di questo approccio, restituendo al lettore un quadro complesso ed articolato dei molti temiche il tema della casa urbana offre. Innazitutto le dinamiche di formazione della proprietà, di iniziativa pubblica o privata, ma anche le molte forme di collettività cooperativa, dove il tema del vivere insieme in città si riflette anche nel diverso ruolo del disegno degli spazi collettivi, dell’attacco a terra e dell’affaccio sulla strada.

Il tema della durata inoltre, che attraversa i diversi approcci dei singoli ricercatori si rivela cartina di tornasole per verificare pregi e difetti dell’uso, manutenzione e adattabilità tanto del disegno dei singoli alloggi e dello spazio domestico, quanto delle scelte distributive, fornendoci nello stesso tempo una visione sui modi dell’abitare di ieri e di oggi, così come un confronto efficace con le dure regole del mercato.

La pratica professionale, le strategie immobiliari e progettuali, ma anche una certa sperimentazione tipologica legata alla città moderna europea, sono documentate attraverso la ricostruzione analitica delle singole case, restituendoci un utile abaco di soluzioni e problematiche ancora utili per una riflessione critica sulla progettazione residenziale.

Tra le fonti documentarie utilizzate vi sono anche testimonianze orali e immagini degli abitanti e delle loro storie familiari, che aiutano a ricostruire il carattere sociale e il clima di speranza che il periodo della loro realizzazione ha vissuto e la diversa ricezione che degli stessi luoghi possiamo avere oggi. La componente della cultura materiale, tanto costruttiva che degli usi e costumi che il libro indaga, offre un ulteriore tassello per la comprensione del tema urbano per eccellenza, la casa, nel momento in cui costruisce la nuova immagine della città, forse in modo meno esplicito, ma sicuramente quantitativamente più impattante di tanta architettura pubblica e rappresentativa.

Ma forse la componente di sogno collettivo, che molte case hanno interpretato nel loro tempo, e che ci viene restituita dalla semplicità e bellezza dei singoli racconti, è una delle maggiori doti di questa pubblicazione, così come ci trasmettono gli autori: “Case che hanno rappresentato per molte famiglie la possibilità di raggiungere il traguardo della proprietà di un alloggio o di accedere a una dimensione abitativa autonoma, incarnando un ideale di benessere e di vita moderna che si sperava duraturo e destinato a trasmettersi tra più generazioni.”

ISSN versión impresa: 2341-0531 / ISSN versión digital: 2387-0346. Copyright © 2016 ZARCH. Todos los derechos reservados